Carrie Schneider. “WE (Baltic Version),” 2008. C-print, 58 x 76 in. Courtesy the artist and Monique Meloche Gallery.

Il grande Nord

L’edizione 2016 della Culture statistics prodotta dall’Eurostat mostra un quadro piuttosto deludente del nostro paese.

Abbiamo uno dei patrimoni culturali e archeologici più ricchi del mondo (47 siti della UNESCO World Heritage List) eppure leggiamo poco, raramente entriamo in un museo, ci avviciniamo a un monumento. Pensavamo di essere la culla della cultura, ma ormai i più colti – almeno guardando i numeri – sono nel Grande Nord. Quando si parla di libri, cinema, teatro, concerti, mostre, nessuno batte gli scandinavi.

Diana Mistera è una poetessa e scrittrice che dal 2003 vive a Hämeenlinna, una città finlandese di 67.280 abitanti, situata tra Helsinki e Tampere, disponibile a condividere il suo punto di vista privilegiato sul settore culturale.

 

L’ editoria è un settore che da noi in Italia conta oltre 5.600 imprese, superando la Gran Bretagna, dietro solo alla Francia, leader del settore. La ricchezza dell’editoria italiana contrasta con gli scarsi lettori del Belpaese. Tre italiani su 10 non hanno l’abitudine di comprare un quotidiano, record negativo assoluto. Meno di 6 italiani su 10 hanno sfogliato almeno un libro nell’ ultimo anno: dato più basso d’ Europa, fa peggio solo il Portogallo. Al primo posto ci sono Svezia e la sua Finlandia, dove quasi il 30% dei cittadini ha letto più di dodici libri in un anno, una rispettabile media di uno al mese. Come è stato il suo approccio con il settore culturale finlandese? Ha riscontrato limitazioni al suo ingresso?

 

L’unica limitazione che ho trovato é stata la lingua. Il finlandese é ostico, però, c’è molto interesse da parte dei finlandesi a conoscere altre culture. Esistono progetti che nascono proprio dalla voglia di conoscere altre culture, di qualsiasi tipo esse siano e c’è  davvero un grande lavoro multiculturale soprattutto nel campo delle arti e della letteratura con fondi stanziati da enti pubblici  e compagnie private per sostenerli.  Con mia grande sorpresa ho scoperto che i Finlandesi amano molto la lingua italiana, l’arte e l’Italia stessa.  Agli inizi sono stata chiamata da club di amanti della lingua italiana a tenere dei seminari sugli Etruschi, civiltà che io amo, anche grazie a mio padre, o a insegnare la lingua italiana nelle scuole serali.

Il mio approccio con il settore culturale finlandese é stato attraverso un suggerimento da parte della signora che si occupava di me all’ufficio di collocamento. Aveva conosciuto il mio amore per la poesia e per la scrittura attraverso le domande poste per la costruzione del mio profilo professionale. Mi disse che c’era un corso di scrittura creativa per stranieri organizzato da una scrittrice e poetessa finlandese molto conosciuta: Vilja-Tuulia Huotarinen; decisi di parteciparvi. Quando finì il corso avevo scritto il mio  primo racconto breve in finlandese. Istintivamente le chiesi se era interessata ad avere la mia silloge poetica, auto pubblicato, mi disse di si. Qualche mese dopo mi chiese se fossi interessata a partecipare a un reading in occasione della Fiera del libro nella città di Turku. Le poesie erano in inglese, e la parte che aveva organizzato lei era dedicata ad autori non finlandesi quindi aveva pensato a me. E feci il mio primo reading; fra il pubblico vi era una signora che 3 anni dopo decise di organizzare un progetto multiculturale, durato 2 anni, che ha portato alla realizzazione di un’antologia nel 2015. In tale progetto poeti finlandesi popolari hanno lavorato con 10 poeti stranieri, tra cui io, traducendo i nostri testi con un lavoro fatto spalla a spalla e incontri ogni due mesi. Il progetto ha vinto il premio di riconoscimento da parte dello stato Finlandese come miglior progetto multiculturale del 2014. Un onore davvero.

 

In Italia gli scrittori che hanno una indipendenza economica derivante unicamente dal proprio mestiere possono contarsi sulle dita di una mano. In Finlandia  è possibile vivere di scrittura?

No. Anche in Finlandia non si può vivere di solo scrittura, a meno di non avere un successo da best seller. Vi sono tuttavia enti pubblici e privati, in quasi ogni comune, che stanziano fondi. C’è la possibilità di applicarsi presso questi enti, presentare il progetto con tanto di budget e dettaglio delle finalità. Se il progetto attira l’attenzione di qualcuno degli enti, allora si può riuscire ad avere fondi necessari a realizzarlo nelle tempistiche concordate – o si dovranno rimborsare i soldi anticipati. Consigliano di suddividere il budget in diversi enti locali, comunali, pubblici e privati, in modo da dividere le spese. Nel periodo in cui si lavora al progetto, si ha la possibilità di vivere con il sussidio sociale/nazionale, senza avere troppe pressioni. Questo tipo di applicazioni sono aperte a tutti, finlandesi e non.

Sottolineo tuttavia che la Finlandia, come tutti i paesi scandinavi, da la possibilità di vivere con un sussidio sociale/nazionale per legge, per questo ci sono molti artisti che hanno la possibilità di dedicare la vita alla propria passione con il supporto del sussidio sociale.

 

L’ Italia è uno dei Paesi con il più alto numero di lavoratori nel settore culturale, 120mila artisti, registi, musicisti, scrittori o altri “creativi” a vario titolo eppure il nostro consumo culturale è tra i più bassi d’ Europa, meno del 3% sul bilancio annuale di una famiglia, pari a 833 euro. Paradossalmente, la nostra forte produzione culturale non è sostenuta da una domanda nazionale. In tutte le classifiche stilate da Eurostat, i nostri consumi sono sotto alla media dell’ Ue. Meno della metà degli italiani (46%) entra almeno una volta l’ anno in una sala cinematografica, contro 54% dei francesi, 57% degli inglesi, 70% degli islandesi, campioni assoluti. Nell’ ultimo anno, solo il 30% degli italiani è andato a vedere uno spettacolo dal vivo, e appena il 27% degli italiani ha visitato un museo o un sito archeologico. Come mai ha deciso di mettersi in gioco pubblicando anche con una casa editrice italiana? Si sente nel mezzo tra le stelle e le stalle?

Prima di pubblicare  con una CE italiana sono stata ( e ancora sono) una scrittrice self. Amo scrivere e amo farlo in una delle mie due lingue madri: l’italiano. La mia seconda lingua é l’inglese. Purtroppo In Finlandia per poter pubblicare occorre la traduzione in finlandese: uno scrittore che decide di buttarsi nell’editoria, deve cercare un buon traduttore, possibilmente che sia anche scrittore o  poeta, e quindi ha bisogno di fondi.

In molti progetti multiculturali c’è sempre la presenza di un traduttore, e per culture tipo quella Curda, Araba, Somala , Turca ecc. anche un esperto culturale. Nel progetto Runkohtaus infatti avevamo la presenza di esperti culturali e la traduzione dei testi è stata fatta in modo appropriato, non semplicemente prendendo la prima parola che trovi nel dizionario. Ed i nostri traduttori erano tutti dei poeti finlandesi affermati.

Il limite é sempre quello della lingua. Io fondamentalmente scrivo in italiano e inglese; per questo la decisione di cercare una CE italiana.

Non mi sento in mezzo fra stelle e stalle. la mia produzione in Finlandia é solo come poetessa al momento (anche se ho intenzione di tradurre i miei romanzi in inglese); diciamo che mi sono sdoppiata: In Finlandia sono conosciuta come poetessa e in Italia come scrittrice. Magari un giorno, riuscirò a riunire le due cose.

 

Come accennato nella premessa a questo articolo, nell’UNESCO World Heritage List, aggiornata al 2015, l’Italia conta 47 siti mentre la Finlandia solo 6. Questa differenza di “bellezza” nel senso più storico del termine, interferisce con l’ispirazione di un’artista? Oppure la mancanza di “zavorre” dal passato genera un maggiore fermento e voglia di creare?

In Finlandia anche se non ci sono molti siti, c’è una forte tradizione  legata a ogni elemento naturale. In Lapponia ci sono ancora degli sciamani; la lingua Sami, che é quella parlata dai veri Lapponi, é riconosciuta come una delle lingue nazionali. Un traguardo di cui i Sami sono molto orgogliosi, tanto che hanno una loro letteratura, e davvero lassù si vive come la tradizione Nordica narra.  C’è una natura stupenda che viene preservata, e i Finlandesi si prendono molta cura di quei 6 siti. Sono orgogliosi della loro cultura e allo stesso tempo, desiderano arricchirsi  di altre culture. Sono rispettosi e desiderano essere rispettati. Io non ho avuto problemi a trovare ispirazione. Il paesaggio invernale e quello estivo cambiano radicalmente e per me sono fonte di ispirazione.

Sono amante della mitologia e quella finlandese é davvero molto interessante e la si può leggere nel Kalevala. Il genere che scrivo é un misto fra il gotico, il fantasy con molti elementi esoterici. Ho trovato dei testi esoterici in biblioteca che in Italia non avrei trovato mai.  Hanno una mentalità molto aperta e sono molto mistici.

 

I nordeuropei si lanciano nella lettura di libri non tradotti, in inglese, francese o spagnolo. L’ Italia è agli ultimi posti: solo 2% di miei connazionali tenta l’impresa. Secondo lei una conoscenza così fluente di altre lingue come contamina lo stile di uno scrittore? Esiste il rischio di perdere l’unicità e musicalità propria di una lingua oppure questo concetto è ormai obsoleto?

No. Non credo che si perda l’unicità, direi che invece succede il contrario. Qui gli inverni sono lunghi e quindi anche il rischio di depressione, a causa dell’abuso di alcol e della poca luce, é un dato di fatto. In Finlandia la percentuale di suicidi e morti a causa dell’alcol è fra le più alte in Europa, per questo i finlandesi leggono molto, amano imparare molte lingue. Devono tenersi occupati e sono curiosi in quanto la loro cultura é appena nata, desiderano arricchirla il più possibile. I film non sono tradotti, vengono usati i sottotitoli. Fin dalla culla i finlandesi sono abituati a sentire molte lingue e a scuola a leggere i libri in lingua originale, man mano vanno avanti con il piano di studi.  Per questo, molta produzione poetica, ad esempio,  ha influenza da Bukowski, Baudelaire  e persino Dante.

Nel mio caso, ho visto le mie poesie arricchirsi di elementi.

Durante la traduzione dei miei testi, che é stata fatta da Tommi Parkko, un artista finlandese che ha vinto molti premi nazionali sia come poeta sia come persona impegnata nella crescita multiculturale, ho cambiato molto la costruzione delle poesie e l’uso di certi elementi e tutto questo é successo proprio durante il processo di traduzione. In alcuni casi, ho addirittura cambiato la versione italiana a vantaggio della finlandese, il suono della lingua finlandese, nella poesia e nella prosa, é davvero stupenda. Io mi sono trovata spesso incantata ad ascoltare Tommi leggere i miei testi in finlandese, e mi sono chiesta anche “ma ho scritto davvero io tutto questo?” Le mie poesie lette da un finlandese hanno una musicalità straordinaria che un po’ si perde quando le leggo io. Ma sto migliorando nella lettura e nel modo in cui certi accenti devono cadere e quando faccio i readings le leggo in entrambe le lingue. Ho visto persone commuoversi, emozionarsi, rimanere incantata dalla lingua italiana, piuttosto che da quella inglese pur comprendendola meglio.

 

In quale lingua preferisce elaborare i suoi scritti?

Le poesie le elaboro in larga parte in inglese, mi viene naturale. Tuttavia la mia produzione poetica in italiano é aumentata notevolmente da quando vivo in Finlandia.

I romanzi in italiano. Non ti nascondo che spesso mi blocco perché molte parole mi vengono in inglese o finlandese e devo andare a cercare la traduzione in italiano perché me la sono dimenticata. Nella mia testa girano 3 lingue ogni singolo momento della giornata!

 

Trasferirsi in Finlandia è stata, a oggi, una scelta felice per la sua vita e le sue inclinazioni artistiche?

Si. Non mi pento di nulla. Mio marito mi ha supportata da subito, fu lui a voler fare la mia prima silloge poetica WINGLESS, in inglese. Grazie a lui sono uscita dal mio guscio, perché in Italia facevo leggere le mie poesie solo alle amiche strette. Le mie poesie sono gotiche, un genere che può facilmente essere frainteso.  Poi, non uso molto le rime, o la costruzione classica poetica, il mio é uno stile piuttosto libero. Penso che se non mi fossi trasferita qui, non avrei trovato la mia vera identità. Non mi sarei forse mai sentita poeta. Ho inoltre avuto la fortuna di conoscere le persone giuste al momento giusto.

 

Imagine by Carrie Schneider. “WE (Baltic Version),” 2008. C-print, 58 x 76 in. Courtesy the artist and Monique Meloche Gallery.

Author: MelaniaMieli

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