Un battito negli abissi – il volto privato della violenza sulle donne

Come riportato nel COMUNICATO NON UNA DI MENO – VERSO IL 26 E 27 NOVEMBRE: “il prossimo 26 novembre, in corrispondenza con la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, scenderemo in piazza a Roma da tutta Italia dietro lo striscione comune con lo slogan Non Una di Meno!, per una grande manifestazione delle donne aperta a tutti coloro che riconoscono nella fine della violenza maschile una priorità nel processo di trasformazione dell’esistente.”

Mai come oggi l’attenzione è alta sul tema. Ci sono tanti punti di vista dai quali questo barbaro fenomeno può essere analizzato, culturale e politico prima di tutto, oggi tuttavia ho la possibilità di trattarlo da un punto di vista “privato” con la scrittrice esordiente Antonella Tafanelli che ha fatto il suo ingresso nel mercato editoriale italiano con il romanzo Un battito negli abissi edito da La strada per Babilonia.

 

La protagonista del libro è Margherita, vittima di violenze fisiche e psicologiche, un amore malato, a causa del quale si annulla completamente. Antonella, qual è l’ostacolo più grande che incontra una scrittrice quando decide di trattare un argomento così controverso?

L’ostacolo della responsabilità verso il lettore in primis, poiché è un tema non solo attuale, ma molto forte. Mettere dentro le parole tutto il dolore che prova una donna violata come essere umano, non è stato semplice. Calarsi a pensare come lei, vivere la tempesta di pensieri che ogni donna ferita pensa e ripensa prima di avere il coraggio di ribellarsi è stato in certi versi estenuante. Perché il punto più difficile e di forza in queste storie è proprio nel coraggio di ribellarsi, spesso quando si prova a farlo succedono due cose: o ti ammazzano o hai la tua vita indietro!

 

Tecnicamente hai scelto una narrazione in prima o in terza persona? E per quale motivo hai ritenuto che tale scelta fosse più adatta?

Ho scelto in prima persona, perché arrivasse al lettore la voce di tutte quelle donne che vivono il lutto dell’omertà, figlia della paura. Dire “Io” è un prendere di pancia chi deve prestare attenzione, una sorta di mano alzata in una platea silenziosa di indifferenza, un alzarsi in piedi e non vergognarsi di aver creduto a un amore seppure malato. Una sottile forma per sconfiggere il terrore e dare eco al ruggito della dignità femminile. Ma soprattutto un parlare come a un amica, per confrontarsi e comprendersi vicendevolmente, e perché no, mi piace immaginare che una lettrice attraverso Margherita faccia il salto verso la sua ribellione.

 

Qual è il messaggio che ti sta a cuore condividere con questo progetto?

Che nessun essere umano è solo, che per quanto possiamo toccare il fondo esiste un risalire a galla. Per quanto sembri impossibile, esiste sempre una soluzione. Nel mio romanzo c’è un passo a me molto caro: ” … un telefono, un grido di aiuto, una serratura chiusa, una porta e una finestra per salvarsi, loro continuano, non si fermano, ma qualcuno ti salva. Qualcuno se ti ribelli ti salva sempre e quando sei salva succede una cosa meravigliosa: rinasci!…”  Trovo commovente una donna in rinascita, trovo ancora più emozionante quando avviene grazie alla mano di un uomo che si “distingue” dalla massa.

 

 

 

La frangia separatista del movimento femminista, in varie misure o con diverse modalità, adotta la sottrazione dalle relazioni con i maschi, ritenendo che il linguaggio e le dinamiche che si instaurano con essi, inficiate da una cultura sessista di matrice patriarcale, pregiudichino le relazioni e quindi la piena e autentica espressione delle donne. Tu condividi tale approccio?

Io non condivido nessun genere di sottrazione nelle relazioni di qualsiasi natura esse siano, perché alla base di ogni relazione ci dovrebbe essere un unico sano principio: il rispetto! Come è irrispettoso essere uguagliate come donne, trovo sia la stessa identica cosa uguagliare gli uomini. I rapporti tra uomo e donna sono bellissimi, vedi tra un padre e una figlia, un fratello e una sorella, un amico e un amica, due colleghi di sessi opposti, due amanti. Si usa spesso un aggettivo che a me non piace molto, “sessi diversi “, quando lo sento mi viene in mente una citazione di Siani in un suo film: ” Siamo diversi, che brutta parola è diversi, perché diversi significa non amarsi. È l’amore che ci rende uguali, no?” Dovremmo inculcarci nella mente che l’amore è fatto di molteplici forme e sfaccettature, finché non lede la dignità e la libertà altrui, questo è per uomo e per donna!

 

Cosa hai provato quando hai appreso del suicidio di Tiziana Cantone?

La parola stessa “suicidio” è fallimento, non di chi ha compiuto il gesto, poiché anche per toglierti la vita ci vuole coraggio. Ma un fallimento di massa, di ognuno di noi. Ogni santo giorno da qualche parte nel mondo una donna è violata, con il pensiero, con la mano, con un arma, con la bocca. Dicono che viviamo in un paese libero di espressione, poi siamo i primi a giudicare. Non c’è nessuna libertà se non posso vivere apertamente il mio erotismo, la mia tendenza sessuale, il mio credo religioso, il mio look di tendenza, i miei gusti musicali o la mia idea politica. Non vi è nessuna libertà di azione se per godere di un qualcosa, devo pagare il prezzo dell’essere schernita pubblicamente. In una società strumentale come quella in cui viviamo, dove trovare una persona è diventato facile, dove la privacy è violata di continuo, abbiamo aggiunto anche l’istigazione non solo alla violenza, ma anche al fare a meno di vivere, perché il peso della vergogna sulla bilancia delle priorità pesa di più.  Ci sono donne che vengono lapidate con le pietre, altre con le parole, ma sempre lapidazione di massa è.

 

Su cosa si fonda secondo te l’autodeterminazione di una donna?

Il termine stesso indica la facoltà di operare scelte autonome, ovvero la possibilità di scegliere. È un termine forte, sancito nelle lotte femministe.  Il mio parere su questo termine, non sarà mai troppo distante dal parere di ogni donna, ovvero che siamo al pari di qualsiasi essere umano, con gli stessi diritti e doveri, con le stesse pari opportunità. Mi permetto di dire che la determinazione di una donna ferita è superiore a una donna serena, perché non sai quanto sei forte, finché essere forte è l’unica scelta che hai.

 

 

Per maggiori informazioni su Antonella Tafanelli e i suoi percorsi di carriera si rimanda alla pagina editore della sua casa editrice La strada per Babilonia:

http://www.babiloniaedizioni.com/un-battito-negli-abissi

 

Nell’immagine è riportata l’invasione di calzature rosse per il progetto “Zapatos Rojos” dell’artista messicana Elina Chauvet.

Author: MelaniaMieli

Leave a Reply